La verità che ha stuzzicato gli storici, i segreti custoditi al Castello di Roccavaldina tra farmacie e ceramiche antiche

Scopri il Castello di Roccavaldina: farmacia seicentesca, albarelli veneziani e un viaggio nella medicina medievale.

A cura di Paolo Privitera
15 agosto 2025 15:00
La verità che ha stuzzicato gli storici, i segreti custoditi al Castello di Roccavaldina tra farmacie e ceramiche antiche - Foto: Effems/Wikipedia
Foto: Effems/Wikipedia
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Nel cuore dell’area collinare di Roccavaldina (ME) sorge un gioiello poco conosciuto, il Castello normanno-svevo, oggi celebre per custodire al suo interno una farmacia seicentesca straordinariamente ben conservata. Immagina di trovarti in un laboratorio antico, con scaffalature lignee, vasi di ceramica a più di quattro secoli di vita e misteri rinascimentali che si svelano davanti ai tuoi occhi.

Costruito tra l’XI e XIII secolo, il castello fu ristrutturato più volte, arrivando all’attuale eleganza baronale. Ma la vera sorpresa si cela all’interno: una speziaria del 1580-81, commissionata da Cesaro Candia e realizzata nella bottega di Antonio Patanazzi di Urbino. Il corredo conta 238 vasi maiolicati, tra anfore, fiasche, brocchette e albarelli decorati con scene mitologiche e stemmi araldici. Qui puoi quasi udire il rumore del mortaio, mentre antichi farmacisti miscelano decotti, unguenti o balsami miracolosi, cercando di curare con erbe, resine e polveri.

Un viaggio nel tempo tra medicine, albarelli e sigilli

La spezieria, inglobata nella struttura del castello, conserva ancora le nicchie murate che ospitavano albarelli nei secoli passati. I pavimenti in terracotta e i portali ad arco tipici dell’epoca toscana creano un’atmosfera suggestiva, capace di catapultarti indietro nel tempo.

La collezione è di inestimabile valore: 238 vasi, molti firmati "M. ANTONIO PATANAZI URBINI 1580", tra cui albarelli grandi, medi e piccoli, fiasche e brocchette. Le decorazioni richiamano bozze vaticane di Raffaello, con scene bibliche, mitologiche e storiche.

Nel 1628, Don Gregorio Bottaro acquistò il corredo all’asta per 400 onze e ne fece dono alla Confraternita del SS. Sacramento, affinché fosse usato per aiutare i poveri.. Lo stemma di Candia è impresso su ogni pezzo, insieme a un dipinto con l’ostensorio attorno al quale la farmacia offriva medicinali gratuitamente.

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