La meraviglia nascosta di Messina, la scultura che sfidò i secoli e stupì Michelangelo
Fontana di Orione a Messina: capolavoro rinascimentale di Montorsoli, elogiato da Michelangelo e ricco di simboli legati alla città e al mare.


La fontana rinascimentale che stupì il mondo
Nel cuore di Messina, ai piedi del maestoso Duomo e in una delle piazze più scenografiche della Sicilia, si erge la Fontana di Orione, unanimemente riconosciuta come una delle più belle fontane rinascimentali d’Europa. Realizzata tra il 1547 e il 1553 dal celebre scultore e architetto Giovanni Angelo Montorsoli, discepolo diretto di Michelangelo Buonarroti, fu commissionata per celebrare un evento rivoluzionario per l’epoca: l’arrivo dell’acqua potabile in città grazie al nuovo Acquedotto del Monte Peloritani. Questo acquedotto, opera ingegneristica straordinaria per il Cinquecento, permise a Messina di emanciparsi dalla cronica carenza d’acqua e di dotarsi di un monumento celebrativo degno delle grandi capitali del tempo.
La fontana raffigura Orione, mitico cacciatore e leggendario fondatore della città, in posizione trionfante al centro della vasca principale. Attorno a lui si dispongono figure allegoriche che rappresentano i quattro fiumi più importanti legati a Messina e al suo territorio: Nilo, Tevere, Ebro e Camaro. Questa scelta sottolineava l’ambizione di Messina a porsi come ponte tra il mondo mediterraneo e quello europeo. Secondo il grande storico e critico Giorgio Vasari, persino Michelangelo stesso lodò l’opera definendola “la più bella fontana del Cinquecento”, un riconoscimento che ne consacrò la fama oltre i confini dell’isola.
Simboli nascosti e dettagli sorprendenti
L’intera opera, scolpita in candido marmo di Carrara, è un capolavoro di iconografia complessa: i personaggi mitologici, i mostri marini, i tritoni e le iscrizioni latine scolpite sui basamenti raccontano storie di dominio dell’uomo sulla natura e di gratitudine verso l’acqua, elemento vitale per la comunità messinese. Ogni figura possiede un significato preciso: i fiumi rappresentano la fertilità e l’abbondanza, mentre i tritoni richiamano la protezione delle acque marine e il legame ancestrale della città con lo Stretto.
Nei secoli la fontana ha vissuto momenti di gloria e di dolore: colpita più volte dai terremoti che devastarono Messina (soprattutto quello catastrofico del 1908) e dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, ha subito restauri accurati che ne hanno preservato l’aspetto originario. Ancora oggi, avvicinandosi ai suoi bassorilievi, si possono distinguere i segni degli scalpelli rinascimentali, testimonianza viva del lavoro manuale dei maestri che la realizzarono. Le iscrizioni in latino poste sulla base raccontano la storia della città come crocevia tra Oriente e Occidente, riaffermando il ruolo centrale di Messina nei commerci e nella cultura mediterranea. Questa stratificazione di simboli e memorie fa sì che la Fontana di Orione non sia solo un monumento decorativo, ma un vero e proprio manifesto di identità urbana.