A Messina c'è un mosaico scolpito nella pietra: il gioiello normanno sepolto nella storia millenaria
Scopri la chiesa della SS. Annunziata dei Catalani a Messina, unica sopravvissuta al terremoto del 1908, mosaico di arte normanna e storia sepolta.


Tra le vie di Messina, nascosta tra via Cesare Battisti e via Garibaldi, emerge una chiesa che è un tesoro di architettura normanna sopravvissuta a ogni cataclisma. La chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani conserva stratificazioni culturali che vanno dai templi pagani al culto cristiano medievale. È un luogo di culto e memoria, capace di raccontare secoli di dominazioni, arte, fede e resilienza con un fascino senza tempo.
Un mosaico di civiltà scolpito nella pietra
Questa chiesa fu costruita tra il XII e il XIII secolo, su resti di un antico tempio dedicato a Nettuno. Con l’arrivo dei Normanni, fu rimodellata secondo canoni romanico-normanni, incorporando elementi bizantini, arabi e gotici—nella tipica fusione architettonica siculo-normanna.
Conosciuta in passato come Annunziata di Castellammare, fu poi dedicata ai mercanti catalani nel XV secolo da Pietro d’Aragona, da cui deriva il nome attuale.
Miracolosamente, fu l’unica struttura religiosa a sopravvivere al catastrofico terremoto del 1908 che distrusse gran parte della città: oggi si trova circa tre metri sotto il livello stradale, a causa dello spessore dei detriti e delle successive ricostruzioni.
Un’icona architettonica e spirituale
La pianta è basilicale a tre navate, con un’alta cupola sul transetto. L’abside è decorata con archi ciechi, colonnine e motivi geometrici bianchi e neri tipici dello stile islamico-normanno. Suggestive sono le iscrizioni marmoree sugli stipiti del portale centrale, in caratteri arabeggianti, che richiamano gli intrecci culturali della Sicilia medievale.
Nei secoli la chiesa ospitò opere importanti, come “Andata al Calvario” di Polidoro da Caravaggio (oggi a Napoli) e altri dipinti di artisti siciliani; alcune opere sono tornate dopo il terremoto, restituendo un frammento del suo splendore perduto.